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  • Immagine del redattoreHenry Kissinger

È alla politica diplomatica di Clemens von Metternich, culminata con il Congresso di Vienna di cui fu artefice insieme al ministro degli Esteri inglese Robert Castlereagh, che il giovane Henry A. Kissinger dedicava, nel 1954, la sua tesi di dottorato. L'Europa ridisegnata dalla diplomazia ne è la rielaborazione. Il libro è da molti considerato, a ragione, non solo una magistrale lezione di storia, ma anche un vero e proprio manuale di relazioni internazionali per la finezza, l'acume, lo stile vivace con cui l'autore analizza gli eventi e le azioni politiche che si svolgono in Europa tra il 1812 e il 1822. Il Congresso di Vienna, <<destinato a risolvere il problema dell'equilibrio europeo>>, ristabilisce un ordine internazionale che era stato scardinato dall'epopea di Napoleone. È un ordine certamente diverso da quello che esisteva prima del 1789, segnato dalla tutela dell'Inghilterra – regina dei mari – sul continente e dal bilanciamento fra gli Stati terrestri, inclusa la Francia sconfitta, però utile a limitare le ambizioni di Austria e Prussia. Ma è pur sempre un ordine, fondato sull'equilibrio di potenza, che si rifà allo schema introdotto per la prima volta in Europa nel 1648 con il trattato di Vestfalia. Pur con varie evoluzioni quest'ordine è durato a lungo, ha superato anche due guerre mondiali, finché l'ultima incarnazione, il sistema bipolare USA-URSS basato sulla deterrenza nucleare, è crollato di schianto (1989-1991) con l'autoaffondamento dell'Unione Sovietica. Da allora sono sorte nuove potenze (soprattutto asiatiche) che hanno fatto uscire dalla miseria centinaia di milioni di persone e non si pongono il problema dell'equilibrio globale, è decollata la straordinaria rivoluzione tecnologica del digitale e la globalizzazione - iniziata negli anni Ottanta - ha preso una nuova piega, molto più orientale. Questo insieme di eventi ha comportato un grave disordine politico globale e la ricerca di un nuovo ordine diventa questione decisiva.

Come può aiutarci la riflessione di Kissinger? Si possono trarre lezioni dalla storia? Il nostro presente, ci suggerisce l'autore, non può che nascere dal passato:

<<la storia è la memoria degli Stati>>, ma <<non si ripete>>. Le sue lezioni, dunque, <<non sono mai meccaniche>>, non seguono una logica continuista. La storia, è il messaggio più cogente del testo, <<insegna per analogia e non per identità>>.


Henry Kissinger (1923), è stato consigliere per la Sicurezza nazionale e segretario di Stato dei presidenti americani Richard Nixon e Gerald Ford (1973-1977), nonché consulente di politica estera di successive amministrazioni. Per il suo ruolo nella composizione del conflitto del Vietnam ricevette nel 1973 il premio Nobel per la Pace. È autore di numerosi saggi di politica estera e relazioni diplomatiche.

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