Carl Schmitt

La Grande Guerra manda in pezzi l’ordine ‘europeo’ che durava dalla pace di Vestfalia, distrugge (Austria-Ungheria e Impero Ottomano), riduce (Germania) o trasforma (Russia) primarie potenze continentali, dà un ruolo di primo piano al mondo extraeuropeo (Stati Uniti e Giappone).
L’analisi che Carl Schmitt sviluppa con acribia quasi compulsiva intorno ai caratteri giuridici e politici della Società delle Nazioni rappresenta una prima riflessione sul modo di formazione di un ordine mondiale, sul ruolo che le costruzioni del diritto – inclusa quella peculiare figura che sono gli organismi internazionali – giocano in un processo così complesso, sulla loro dipendenza dai crudi rapporti di potenza.
L’ordine, facile da distruggere e complicato da ricostruire, è il tema che segna tutto il secolo che scorre dal 1918 a oggi.
A cura di Giuseppe Perconte Licatese
Carl Schmitt (1888-1985) è stato uno dei massimi esponenti del pensiero giuridico e politico del Novecento. La sua intensa attività di studio nel campo della teoria politica, del diritto pubblico e internazionale ha avuto una profonda influenza sul pensiero contemporaneo.